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    #iostoconlezoccoledicinquefrondi (*)

    Ciao. Dopo i fatti accaduti a Cinquefrondi, oggi parliamo delle zoccole. Nell’opinione comune, una donna è definita zoccola se: 1. Le piace avere o ha avuto rapporti sessuali, non necessariamente con lo stesso uomo 2. È solita “rubare gli uomini” alle altre donne 3. È una sex worker o prostituta (che c’è differenza eh) 4. Non so, magari ci sono altri motivi che mi sfuggono adesso. Ecco. Il mio modesto ragionamento mi suggerisce che il termine non dovrebbe avere un’accezione negativa nè tantomeno dovrebbe essere usato come pesante insulto, così come invece viene spesso fatto. E vado a spiegare: 1. Provare piacere nel fare sesso è uno dei grandi motori…

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    La Grande Casa

    Seduta qui, in terrazza, nella mansarda di questa casa così grande, guardo i miei figli e i loro amici divertirsi, ridere, giocare, scherzare. Ci sono le lucine che ho attaccato per la festa dei miei cinquant’anni, c’è l’aria fresca. C’è una gioia che si sente forte e ben determinata ad esistere e ad esprimersi. Dovrebbero essere sempre così le serate e i giorni in questa casa che racchiude storie non sempre felici. Chissà quali altre storie ha visto e chissà se chi è stato qui prima di noi è stato felice di vivere la propria vita. Eppure io la vedo gioire questa grande casa quando le risate risuonano dentro le…

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    Mise en scène.

    Sono passati otto anni da quando mi sono ritrovata di nuovo dietro un microfono. Non per cantare, per carità, che non ne sono capace. E poi, in famiglia i musicisti li abbiamo già. Non è il caso. Neppure per esprimere i miei pensieri, che allora non ero ancora in grado di farlo senza che mi tremasse la voce (per la verità, ogni tanto accade anche adesso, ma mi serve per ricordarmi che sono fragile). Avevo quel microfono davanti e quel fiore rosso tra i capelli perché qualcuno mi aveva di nuovo buttato su una scena da riempire, da animare di voci e di gesti. Qualcuno mi aveva dato parole a…

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    Appunti di viaggio n.1 (2017)

    Febbraio 2017 “Viaggio in treno. F. e D. mi accompagnano in stazione, li saluto. Bacio D. solo sulla guancia. In treno dormo male. Scopro che ha messo nello zaino sei Baci Perugina, uno al giorno. Decido che farò una foto al giorno con la frase scritta nei bigliettini dei cioccolatini. A Roma prendo il treno per Arezzo dove mi aspetta R., quello che voleva baciarmi in ascensore l’anno prima. Insieme raggiungeremo gli altri colleghi per la nostra annuale riunione di lavoro. Arriva in ritardo, ma è contento di vedermi. Durante il viaggio parliamo di naturismo e di sesso e capisco perfettamente quali idee ha nei miei confronti. Quando sono in…

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    Definizioni, ovvero: le parole sono importanti (cit.)

    Se la mia gonna è molto corta è perché ho due gambe che mi piace guardare. Non è perché sono una puttana. Se mi siedo scomposta è perché sto comoda. Non perché sono una puttana. Se dalla mia scollatura riesci a vedere le mie tette è perché sono grandi. Ma non sono una puttana per questo. Se vedi i capezzoli dalla mia maglietta aderente è perché il reggiseno lo trovo scomodo. Non lo faccio per essere disponibile come dite lo sia una puttana. Se allargo le gambe quando mi siedo è perché non ho niente da nascondere o proteggere. Del resto lo fanno tutti gli uomini. Non sono una puttana…

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    Il mare

    Oggi mi sono seduta davanti al mare. Ho scoperto un luogo vicino casa che ha poche pretese e che sa regalare tanto. C’è sempre poca gente e chi ci va non ha bisogno di mostrarsi, c’è e basta. Questo luogo mi accoglie semplicemente perchè esisto. Non gli interessa sapere chi sono e come sono o perchè sono. Ho messo le cuffie e ho meditato guidata da una voce leggera e cristallina. Una voce potente e chiarificatrice che mi ha accompagnata, per un mese circa, in una passeggiata nel labirinto della creazione di me stessa. Spesso crediamo di essere per il semplice fatto che respiriamo o che siamo in grado di…

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    Ci sono delle cose

    Tutto è cominciato quando ho visto quella foto di mio padre di profilo, in bianco e nero, più o meno alla mia età, che mia madre aveva pubblicato commentandola con la parola “unico” accompagnata da un cuore. Quella foto e quella parola, insieme, hanno smosso lacrime che tenevo nascoste dentro, quelle stesse che, forse, mi avevano regalato l’epico mal di budella di un paio di giorni prima. Ho pensato, alle 3:40 di notte, a ciò che volesse dire mia madre di mio padre, che non è più qui da quasi 5 anni ormai, definendolo unico, a lei che ha imparato a giocare con l’amore che alla fine è un sentimento…

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    Di mansarde e anni che arrivano

    Da 17 giorni dormo in una mansarda, li ho contati proprio adesso e non immaginavo fossero così tanti. O almeno non pensavo fossero tanti quanti il mio numero fortunato, quello che incontro quando l’universo vuole manifestarmi il suo affetto. Li ho contati proprio stanotte che segna il giorno in cui sono scesa in questa terra, il giorno in cui l’ennesimo anno si compie e un altro si dipana con la sua ragnatela immacolata, pronta a catturare gli accadimenti del cielo. Dormo in questa mansarda in cui fa caldo e ci abitano le zanzare e qualcuno mi ha detto che così sono più vicina al cielo che tanto, ho aggiunto io,…

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    La possibilità

    C’è una parola che adoro ed è “possibilità”. La adoro perchè è più forte dell’impossibile. Quando penso a questa parola la immagino come quell’attimo in cui l’aereo si stacca dalla terra e vola. E’ quell’attimo delle probabilità infinite che solo quando atterri ti rendi conto che almeno una l’hai realizzata. La immagino legata a un “si” che viene pronunciato e creduto possibile. La lego al sentimento profondo della fiducia che non ha motivi precisi e fondati se non quello unico e solo di crederci. Di credere in se stessi e forse ancora di più negli altri. Ho avuto le mie possibilità e ne ho date tante. Ne continuo a dare…

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    From the Past #1 (1999)

    12 Luglio 1999 Come si è trasformata la mia vita. A 17 anni pensavo che sarei diventata qualcuno, che forse sarei riuscita a sfondare in qualche campo. Chissà, forse avrei potuto recitare, mi sarebbe piaciuto davvero, o forse avrei potuto laurearmi presto e bene e adesso magari avrei potuto insegnare all’Università, anche questo mi sarebbe piaciuto molto. Invece sto qui, all’1 e 20 di notte a guardare Alberto che dorme nel letto accanto a me e a sentire Carlo che piange e non vuole dormire. In quale vita sarei stata più felice? Non so proprio dirlo, avere tre figli è troppo pesante per me. Ma chi ha anche 6, 8…