Elsewhere,  Pensare

#23 Elsewhere

Svegliarsi, viva.
Guardare i gatti che giocano, mentre bevo il caffè preparato con la caffettiera gialla da una tazza.
Sorridere.
Raggiungere un’amica per ricevere una copia di un libro appena pubblicato in cui ho scritto anch’io.
Prendere mia madre dal parrucchiere e vederla bella.
Guardare dove ha posteggiato.
Comprare le alici dal suo pescivendolo e prepararle a cotoletta per il pranzo.
Comprare un lilium giallo dalla fioraia che sta sulla strada di casa.
Guardare lo specchietto e vedere il mio viso che sorride.
Prendere un caffè con un’amica al piccolo bar della traversa accanto, quello con le due ragazze carine.
Sorridere ancora.
Guardare Carlo che prepara il gulasch per la cena.
Chiedere a Alberto a che ora ha il treno.
Prendere in braccio Minì e accarezzare Enkidu.
Friggere le chiacchiere.
Disegnare locandine rosa.
Apparecchiare la tavola per sei, con i piatti nuovi pieni di fiori colorati. Usare una tovaglia rosa che mi ha comprato mia madre quando mi sono sposata.
Lavare i piatti che Francesca ha sparecchiato dalla tavola.
Guardare Fabrizio, Carlo e Alberto aprire un gioco da tavolo e parlare con Domenico.
Sdraiarsi, stanca.
Iniziare a dormire.

E mentre ascolto il vento soffiare dietro la finestra, che quasi vorrebbe entrare per scompigliarmi i capelli e i pensieri, rivedo tutto ciò che ha riempito il giorno. Gesti ripetuti ogni giorno e piccoli accadimenti nuovi, anche oggi non ho salvato il mondo, ma l’ho occupato minuto dopo minuto.
Ogni giorno la vita ci accade di sopra e ci sono periodi in cui non la vediamo neppure, non siamo in grado di onorarla. Ma se ci mettiamo a ricordare tutto ciò che la giornata ci ha regalato, piano piano, ci accorgiamo che siamo in un turbine di piccoli momenti sorteggiati per noi. Vai a capire da chi, poi.
E quando fai così non vedi l’ora di annotare tutte le cose sempre più piccole che ti passano davanti e vai a cercarle sempre più attentamente. E vedi che sono tantissime, che una giornata che ti è sembrata vuota e uguale a tutte le altre conservava milioni di eventi. Vai a cercare la luce, la lucina, in questo mondo che lo senti quanto è diventato buio.

In Giappone lo chiamano Komorebi (non conoscevo questo termine prima di aver letto alcune recensioni del film “Perfect Days”, la splendida poesia di Wenders), ovvero la luce che filtra tra gli alberi. È lo stupirsi per le piccole cose, che restano un attimo e basta. Una nuvola. Lo sguardo di un passante. Una carta che rotola in strada. Un fiore dove non te lo aspetti.

Magari, una sera, prima di dormire, ti renderai conto di aver trascorso tutto il giorno a guardare il cielo passare e non penserai di aver buttato il tuo tempo.

LB.

 

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *