Mangiare&Bere

Itinerario del Gusto – Casale 1890 Tenuta Tramontana – 28 novembre 2015 – Reggio Calabria

IMG_1810Mi trucco e mi vesto (ho scelto un abitino maculato bianco/nero). Salgo in auto e parto. Ho prenotato un posto alla serata organizzata dalla Cantina Tramontana presso il loro ristorante: Itinerario del Gusto – Toscana-Calabria. Il posto, a Sambatello (Reggio Calabria), è splendido soprattutto per quel balcone naturale e spettacolare su cui si apre l’edificio che si affaccia sullo Stretto di Messina e che abbraccia l’arco visivo che va dall’Etna quasi fino alle Isole Eolie. Lo conoscevo già perché mi aveva invitata a visitarlo Enzo Cannatà, grande amico e grande Chef calabrese (di Cittanova) che ha il pregio di riuscire ad esaltare al meglio i prodotti più autentici e identitari del nostro territorio. Il complesso ospita la cantina e gli uffici dell’Azienda Tramontana, una suggestiva barricaia, camere per soggiornare, sala convegni e un salone per ricevimenti caratterizzato dalla vista sullo Stretto. Il tutto circondato dai vigneti dell’azienda.

La serata si preannunciava interessante perché avrebbe messo a confronto, in un dialogo serrato di sapori, i piatti preparati da Giuseppe Sposito, Sous-Chef del Ristorante Sala dei Grappoli di Castello Banfi, Montalcino (SI), e Enzo Cannatà, Chef del Casale 1890, accompagnati da una selezione di vini delle Cantine Banfi e Tramontana.

L’aperitivo ci viene servito nella barricaia: Spumante Banfi brut e piccoli appetizer che non ho provato, distratta da persone da salutare.
Mi avvio verso la sala alla ricerca del mio posto, sono da sola e confido in buoni compagni di tavolo. L’atmosfera è elegante, all’inizio con luci soffuse e candele, tovagliato e piatti bianchi, classici…da matrimonio. Mi guardo intorno per capire qual è il pubblico che partecipa a questo genere di serate: professionisti over 50, qualche “figlio di papà”, un po’ di fighetti (“potevo mai mancare?”), appassionati enogastronomi. Del resto il prezzo (€70,00) ha contribuito a una certa “selezione naturale” dei partecipanti. In tutto questo, io, la Little Birds che ha scelto (dopo ragionato discernimento perché nel bilancio familiare €70 in più o in meno contano) di andare lì per mangiare e bere bene e per mantenere ampi i propri orizzonti, costantemente messi in pericolo qui, dove si vive.

Accendono le luci e conosco i miei compagni di tavolo, tre simpatiche coppie over 50, saluto, mi presento, qualcuno dice di aver già sentito il mio nome, “E’ possibile“, dico, frenando l’ego ipertrofico. In realtà, andando avanti nella serata, scopriamo di avere amici speciali in comune. Dalle mie parole capiscono che mi piace bere e mangiare bene e divento il termine di paragone con cui confrontarsi per gli assaggi e le degustazioni. In quel momento mi conquistano.
Inizia la serata, gli chef si presentano, la proprietà interviene, l’AIS garantisce il proprio supporto per il servizio dei vini.

La cena si apre con il To Crasì (IGT Calabria rosso 2012 – Nerello Calabrese 60%, Cabernet Sauvignon 20%, Merlot 20%), un rosso rubino piuttosto tannico che ho trovato più in sintonia con il secondo antipasto, il Fagottino di pasta fillo con funghi porcini aspromontani e crema di pecorino, servito con una julienne di porro fritto: l’assaggio ha rivelato un gusto deciso e “grasso” che il corpo alcolico e tannico del vino ha contribuito ad assorbire per una pulizia finale in bocca. Meno azzeccato, a mio giudizio, l’abbinamento con il primo antipasto, Carpaccio di Chianina su pappa al pomodoro con condimento Balsamico Etrusco (Villa Banfi), un po’ troppo sbilanciato su sensazioni acide al palato.

Siamo ai primi, beviamo il Belnero (IGT Toscana rosso 2012 – Sangiovese in predominanza e percentuali minori di vitigni internazionali), anche se prima di averlo nel bicchiere dobbiamo aspettare un po’, una criticità della serata: il servizio dei vini è lento e le presentazioni poco accurate e approfondite. Ma al mio tavolo ci si dà da fare e lo scambio di impressioni è molto vivace.
Giuseppe Sposito ci sorprende con uno squisito Raviolo d’anatra su crema di zucca e scaglie di tartufo di San Giovanni d’Asso: accettiamo con piacere il bis. Segue il Risotto “Casale 1890”, preparato con il riso di Sibari e una riduzione di mosto d’uva Nerello Calabrese, granella di noci e caciocavallo di Ciminà: riconosciamo la mano di Enzo e il velluto del caciocavallo, anche se avremmo preferito una sua versione più stagionata e dal gusto più deciso.

Al filetto di maiale, ottimo, fasciato con pancetta di Cinta Senese, con cipolla stufata di Certaldo e pressatina di patate, è proposto in abbinamento il Brunello di Montalcino (DOCG Brunello di Montalcino 2010 – Sangiovese 100%) che non possiamo apprezzare al meglio perché ci viene servito appena stappato. Lo riproviamo più in là nel corso della serata, ma fatichiamo un po’ a ritrovarvi un’eccellenza.
La Costoletta d’agnello in crosta ai profumi del Mediterraneo, forse troppo sapida per i miei gusti ma tecnicamente perfetta, con vellutata di liquirizia di Calabria (avremmo voluto sentirla di più) ed erbette di campo, è proposta con il 1890 (IGT Calabria rosso – Nerello Calabrese 100%) che lo accompagna con discrezione.

Il tris di dessert, forse perché lo gustiamo bevendo un ottimo FloruS (DOC Moscadello di Montalcino – Vendemmia tardiva – Moscadello 100%), delicato e fragrante, ci lascia un ricordo piacevolissimo della serata: gelato al Panforte, Pinolata Senese con salsa al FloruS (la mia scelta preferita) e Crema di ricotta d’Aspromonte con cialda croccante e marmellata di clementine.

Ancora qualche chiacchiera e saluto gli ospiti al mio tavolo. Salgo in auto, avvolta dal fumo del mio sigaro e si, certo, ci sarò anche la prossima volta.

 

 

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