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Mister Amarone – La Cantina del Macellaio – 17 marzo 2016

IMG_5793Non stavo andando, ma poi per fortuna ho cambiato idea e meno male, perché altrimenti mi sarei persa un’esperienza davvero entusiasmante. Mi riferisco alla serata di degustazione “Mister Amarone” organizzata da La Cantina del Macellaio (www.lacantinadelmacellaio.com) in collaborazione con la Cantina Masi Agricola (www.masi.it). Partner della serata la Pizzeria Lievito (tra i miei locali preferiti a Reggio Calabria) e gli amici di AIS Reggio Calabria.

Tra i motivi che mi hanno spinto a partecipare, c’era la possibilità di degustare un vino di 25 anni di età, il Vaio Armaron del 1990.
E sapete perché? Perché mi ha fatto ricordare che 25 anni fa la mia vita ha preso una piega inaspettata e, grazie ai prodigi del tempo che cambia le cose e le persone, era totalmente diversa da quella che conduco adesso.

Mi siedo al mio tavolo e attendo di conoscere i miei compagni. Uno, per la verità, non lo conoscerò mai perché tra la possibilità di sedere al tavolo con me e quella di poter condividere la serata con amici, ha scelto quest’ultima opzione. Non lo biasimo. Circolano strane voci su di me, soprattutto tra chi beve vino…Qualcuno pensa che io sia troppo diretta, tagliente, implacabile. Dicono la verità.
Posso, dunque, colonizzare lo spazio: bicchieri allineati, cellulare per le foto, quaderno, matita. Gli altri due arriveranno in ritardo e saranno una piacevole compagnia. La serata può iniziare.

E’ Alessandra Boscaini a presentare la storia dell’Azienda, che poi è quella di una famiglia, dei suoi vigneti e della sua terra, tra cui il “Vaio dei Masi“, la piccola valle acquisita in Valpolicella alla fine del XVIII secolo di cui è tuttora proprietaria. Il suo è il racconto gioioso di chi ama il proprio lavoro e di chi sa che non basta vivere in un territorio vocato alla viticoltura per produrre un buon vino: occorrono tecnica, studi, visione imprenditoriale, passione. E, soprattutto, nessuna improvvisazione. Lo so che sto parlando di un’azienda storica e consolidata, ma non fa male ricordarlo a quelle che non lo sono ancora ma vorrebbero diventarlo, avendo a disposizione territorio vocato. Ogni riferimento alla Calabria è puramente casuale…

Ciò che caratterizza il lavoro della Cantina Masi è l’appassimento delle uve che è tradizionalmente tipico dell’Amarone ma che viene utilizzato anche nella produzione di altri vini utilizzando percentuali diverse di uve appassite. Tali vini sono contraddistinti dall’azienda da una apposita etichetta dorata sul retro della bottiglia. L’appassimento è una tecnica che risale all’epoca romana e consiste nella selezione dei grappoli più sani e con gli acini spargoli che vengono disposti su graticci di bambù (arele) dove rimangono, conservati in locali appositi (fruttai) per 3-4 mesi, in inverno. Durante questo periodo le uve perdono circa il 30-40% del loro peso e si concentrano zuccheri e aromi, inoltre in alcuni casi le uve vengono attaccate da muffe nobili, il  che contribuisce ad aumentare la complessità aromatica e gustativa e la robustezza dei vini. Le uve così appassite subiscono poi una pressatura dolce e si avviano ad un lunga fermentazione alle fredde temperature dei mesi invernali.

Si inizia la degustazione dei quattro vini che saranno accompagnati da una selezione di salumi e formaggi italiani.

Il primo vino in degustazione è il Riserva di Costasera, Amarone della Valpolicella classico DOC Riserva 2009. È prodotto con uve delle varietà Corvina, Rondinella, Molinara e Oseleta, storico vitigno autoctono, riscoperto negli anni ’70 e caratterizzato da grappoli e acini piccoli, il cui nome deriva dal fatto che gli uccelli ne mangiano le bacche. Il colore è rosso rubino brillante e intenso, al naso ritroviamo sentori di frutti rossi maturi e spezie dolci. Al gusto i tannini sono morbidi e, dopo averlo deglutito,  si ha un ritorno in bocca di alcol caldo e morbido e di frutta rossa matura. Mi fa piacere riconoscere il gusto della confettura di more di mio padre. Una sensazione rassicurante.

Il secondo bicchiere ci viene riempito con il Campolongo di Torbe, Amarone della Valpolicella Classico DOC 2007, prodotto con uve Corvina, Rondinella e Molinara provenienti dal vigneto omonimo. Il colore è un rosso rubino molto carico, il profumo è intensamente sanguigno e avvolgente e prepara la bocca all’invasione di frutta rossa matura, che profuma come se fosse stata cotta con la cannella. Il piacere di riconoscere ciò che ti aspetti.

Il terzo vino ci viene centellinato nel bicchiere. Non devo neppure avvicinarlo troppo al naso per capire subito che sarà una cosa bellissima farlo scendere giù. È il Vaio Armaron, Amarone della Valpolicella Classico DOC 1990, con uve Corvina, Rondinella, Molinara delle tenute Serego Alighieri, affinato in botti di ciliegio secondo tradizione familiare. Già il colore mi colpisce, per la sua viva tonalità rosso rubino con una lievissima unghia aranciata. Ma è al naso che vengo invasa dalla potenza di questo vino. La mia kundalini si risveglia. C’è una stupefacente complessità e un intreccio sempre mutevole di floreale forte, penetrante, c’è una nota balsamica che ti prende dai capelli e ti lascia solo dopo averti percorsa tutta. Lo bevo e mi sento accarezzare dai tannini, che sono come mani che profumano di cuoio, di tabacco e di cioccolato. Mani grandi che ho già baciato. Fatico a trovare un termine che sintetizzi questa esperienza e all’improvviso arriva. È orgasmatico. Mi scopro a chiederne ancora, perché non è mai abbastanza, ma senza successo. È finito. La pienezza.

La degustazione si conclude con Osar, Rosso del Veronese IGT 2009, vitigno Oseleta in purezza. Un vino prodotto da uve non appassite e con un affinamento di 24 mesi in barriques e 6 mesi in bottiglia. Il nome del vino è il rimando alla voglia di sperimentare, perché non è consueta la vinificazione in purezza di queste uve. Ne viene fuori un prodotto molto particolare, vivace e cinguettante, con sentori di frutti di bosco e cardamomo. Ruvidamente stimolante come una bellezza acerba.

Rimango ancora un po’ a volteggiare, bagnando la bocca con Angelorum, Recioto della Valpolicella Classico DOC, galleggiando tra sensazioni così diverse tra loro. Ripenso a me 25 anni fa, irriconoscibile. Al tempo che quella bottiglia contiene, a mio figlio, che è nato quando spuntavano le foglie di quelle viti. E brindo a me e alle sensazioni che colleziono in questa vita. Prost!

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