Pensare

Dell’Amore – Inno finale

Ciao, Amore. Oggi voglio parlare di Te.
Cercherò di rendere la storia più semplice possibile, in primo luogo per me, per potermi capire meglio, e poi perché Tu sei davvero una materia semplice, come il soffio del respiro.

Ti ho conosciuto che avevo 18 anni e da allora sei rimasto sempre accanto a me ad attraversare la vita, non sei stato sempre piacevole, mi hai fatto del male a volte, ma sapevo che era necessario. Non Ti sei mostrato per gradi, poco a poco, con piccoli batticuori ogni tanto o guance che si arrossavano e che subito dopo scolorivano. No, sei arrivato in tutta la Tua forza dirompente per farmi capire che sarebbe stato sempre così, che sei una danza tra la vita e la morte, tra il desiderio e il sonno. Che sei negli intervalli del tempo e in questi occorre credere per conservare la meraviglia del mondo. Che sei estremo e io con Te.

La prima volta sei stato in uno sguardo immediato e sorprendente che mi ha cambiato la vita, che mi ha tirato fuori da una storia già costruita per farmi invece esplorare altro. Io Ti ho creduto subito, come ben sai, con certezza e fiducia perché Ti ho guardato negli occhi e mi hai mostrato la Tua anima. Che era ciò di cui avevo proprio bisogno, credere nell’anima. Quella volta sei stato proprio bravo e siamo stati tanto tempo insieme, abbiamo anche creato, abbiamo riso e ci siamo trattati male, Ti ricordi? Con Te ho messo al mondo tre uomini che mi manifestano la Tua potenza di cambiare le cose. Loro sono la mia forza, sono la libertà che mi hanno donato. Sono il rifugio quando mi sento sbagliata. Sono il Tuo regalo più grande.
Mentre continuavo ad amarTi, Ti ho riconosciuto anche in altri occhi che mi guardavano e in altre parole che mi venivano dette, ma allora non sono riuscita a comprendere questa Tua immensa capacità di moltiplicarTi senza esaurirTi mai. Di essere così fluido da passare nelle vite degli esseri umani e ogni volta lasciando un pezzetto per guadagnarne un altro da conservare nella valigia dell’ultimo viaggio. Si, Ti ho visto in quei momenti così intensi in cui abbiamo comunicato con un altro lessico amorevole, che non era il Tuo primo linguaggio, era un altro, ma non più bello o migliore, semplicemente diverso. Ricordo che la cosa mi spaventò, dovetti ripetermi tante volte che quella era una esperienza diversa che non avrebbe pregiudicato quello che c’era con Te e che questo non poteva pregiudicare quello che c’era con quell’altra manifestazione di Te, Amore.

Nessuno me l’aveva spiegato come sei, mi hanno buttata qui, su questo mondo, senza dirmi che cosa avrei trovato. Chi mi ha raccolta mi ha raccontato che Tu sei uno alla volta, che le relazioni con Te devono essere per sempre, che se ci sei Tu non ci può essere altro, che il corpo è un patto di sangue e sudore, che il sesso non può esistere se non ci sei Tu, che si deve essere rigidi e non fluidi come Te. Ti rendi conto? Mi hanno detto che bisogna essere inquadrati con la cosa più rotonda che esista nell’universo, con Te, Amore.
Come potevo immaginare che quello che sentivo Tu fossi, non era sbagliato, ma era profondamente vero per me? Come potevo pensare che essere diversi non significava per forza essere sbagliati? No, non ce l’ho fatta, non sono stata visionaria in quel tempo. E così ho messo da parte quelle nuove parole che avevo imparato e ho proseguito solo con Te, nella prima forma che avevo conosciuto.

Ma Tu sei tornato ancora e ancora e ancora, con parole sempre nuove, con sguardi sempre diversi, con anime altre, in cui entrare, goderne e uscire. Ho provato a resistere, sono sempre arrivata fino al punto in cui potevo tornare indietro, ma non posso dire di non aver amato tutte le altre Tue manifestazioni mentre continuavo ad amarTi, nelle normali onde di tutto quel tempo che stavamo condividendo.
A un certo punto l’aria mi è mancata. Ho iniziato a soffocare e ad aver paura di morire per mancanza di respiro. Ed è stato lì che non ho resistito più e ho respirato a pieni polmoni tutta l’aria di cui avevo bisogno per volare, per credere ancora nella meraviglia di Te. Ho ceduto a Te e ne ho pagate tutte le conseguenze, sempre, con coraggio.
Ogni volta che Ti ho incontrato, in quelle persone diverse, sentivo che era sbagliato amarTi eppure così normale da sembrare giusto. E così giusto da non doverlo tenere nascosto a Te e al mondo. Ma non ce l’ho fatta, Ti ho mentito e Ti ho rivelato la cosa più insignificante, forse per chiederTi aiuto per capirmi, forse per aiutarmi a trovare la strada. E poi è stata la storia dei pezzi che si rompono e non riescono a ricongiungersi, della scoperta, della rivelazione di me e della possibilità di non essere accettata per la vera essenza dell’anima. La storia della paura e del coraggio di guardarsi attraverso e di poter rimanere da sola ad affrontare tutto questo mondo. È in questo abisso in cui Tu mi hai portata che io ho capito chi sei veramente. Ho capito quale è la storia del mondo che Tu volevi insegnarmi e ho visto che è la stessa che io ho sempre riconosciuto dentro di me, pur non avendola vista per molto tempo.

Io ho capito chi sono grazie a Te, Amore.
Ogni volta che Ti ho visto.
Io so che posso amarTi sempre, in tutte le forme che vorrai assumere e in tutti gli sguardi con cui mi guarderai negli anni che sarò ancora qui.
Io so che non finisci, io so che sei qui con me e io sono con Te e poi sono con un altro Te e poi ritorno da Te. Perché io so che sei fluido e entri nel sangue e lì ci resti. Io so che quando sono con Te, sono con Te e basta e questo conta.
Io so che se c’è il corpo di mezzo puoi anche non esserci e non è sbagliato.
Io so che ogni tua forma è speciale e ha la sua storia che va amata. E so anche che a volte si ha paura di perdere qualcosa di noi e degli altri.
Io adesso so che posso amarTi anche quando non sei uno alla volta, so che le relazioni con Te possono non essere per sempre, so che se ci sei Tu può esserci anche un altro in cui io vedo Te, so che il corpo è un giardino di acque libere, io so che il sesso esiste anche se non ci sei Tu.
Io so che Tu mi hai insegnato la libertà di seguire la verità interiore, senza ipocrisie o menzogne.

Tu, in quella prima storia, ti sei esaurito e poi sei ricomparso, forte come prima, in un nuovo sguardo, ancora diverso. Ancora più difficile. Ancora più estremo. Ancora più salvifico.
Impossibile, come due pezzi che non combaceranno mai e che impiegheranno tutta una vita per cercare un bordo con cui provare ad incollarsi. Sei esploso in una forma che non mi sarei mai aspettata, soprattutto dopo tutto quello che mi era capitato. Sei sempre stato sorprendente Tu, Amore.
Ti sei mostrato in un modo così diverso da come sono io che stentavo a crederTi. Eppure così giusto per me in quel momento. Mi hai detto che sarebbe finita, che il tempo sarebbe scaduto perché troppo lontani. Era giusto anche questo. E allora ce lo siamo goduto quel tempo che ci era stato concesso, quell’intervallo nel mondo delle cose, immaginando che l’impossibile potesse diventare possibile perché c’eri Tu in mezzo a tutto questo. Abbiamo volato, Ti ricordi? E guardato cieli, immaginato viaggi, conosciuto la meraviglia. Mentre eravamo consapevoli della fine. In un tempo che non ha una geografia perché è un intervallo tra un prima e un dopo, è un transito su due sponde che non è un approdo. Ho pronunciato di nuovo il Tuo nome, Amore.
Ti ho fatto vedere che ero pronta a provare a camminare insieme, ma Tu volevi tutta la strada e solo quella. E ne abbiamo presa un’altra ancora poi, perché è peccato non conoscerTi meglio.
Mi hai vista nella mia libertà estrema ed eroica, come mi hai detto quando sei andato via perché hai pensato che io avrei scelto di essere fedele a me stessa, di onorare tutti i lati di me, di benedire la vita che mi è stata disegnata.
Non sono un’egoista che pensa solo a se stessa e non si cura degli altri, che non sa sacrificare la propria individualità per andare verso gli altri, che non sa rinunciare alle proprie voglie per assecondare quelle degli altri. No. Sono quella che mi hai detto di essere.
E poi, Tu mi hai messa alla prova, ancora una volta, con lo stesso dolore. E ho scelto ancora una volta Te e ho rinunciato a me perché la libertà più grande è saper rinunciare ad essa.
Ho scelto di seguire la mia anima, nella sua libertà di amare Te, Amore, nelle Tue forme terrene. Perché è così che potrò conoscere il mondo e la vita. Chi vorrà potrà camminarmi accanto, non davanti o dietro, ma accanto a me, imparando insieme ad avere un nuovo passo ad un ritmo comune.
E’ così che potrò riempire la valigia per l’ultimo viaggio e ringraziare l’Unicorno Creatore per tutte le anime che mi ha fatto incontrare.
Io sono quella che mi hai detto di essere.
Perché Amore non può chiedere di essere diversi.
Amore ama e basta.
Oppure non ama, Amore.

Io Ti celebro adesso, nella Tua forma più pura. Quella che non conosce il possesso, la gelosia, la paura, il silenzio, l’abitudine. Quella che riempie di meraviglia, di abbandono, di desiderio. Quella che ti apre le porte delle anime per poterle aiutare a guarire, per poterle accogliere nude e senza difese, quella che mostra la sacra fragilità degli spiriti che vanno accarezzati, a lungo. Quella che disegna nuovi mondi di anime libere.
Non si può fermare ciò che il vento sceglie” è la frase che mi è arrivata in sogno la mattina del 1 gennaio 2022, una profezia e un regalo inaspettato dall’Unicorno Creatore.
No, non lo si può fermare, ma si può volare insieme, anche solo per poco tempo, anche sapendo che ogni storia ha il suo volo e non è detto che sarà per sempre. Si può volare insieme a te, Amore, ancora e ancora e finché i venti non avranno fine.
In un modo o nell’altro hai sempre avuto ragione, Tu.

Con tutto il mio Amore,
Sempre Tua, LittleBirds.

 


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