Pensare

Il cristallo

Vi siete mai domandati se ad essere quelli sbagliati siete voi?

Io si e l’ultima volta è stato qualche giorno fa. Allora mi sono seduta al bancone di un pub e ho ordinato una IPA da mezzo, come avevo fatto a Genova quando qualcosa di mio era precipitato da 4 piani (leggi qui), e ho iniziato a scrivere.

Vivendo me lo sono chiesto spesso. Nei momenti di crisi, percorrendo con il dito i bordi frastagliati delle rotture, quando mi sono sentita così sola da credere a quel sogno che parlava di antiche origini in altri mondi inconoscibili, in quel preciso momento in cui ho deciso di essere del colore inesistente del cristallo di rocca, me lo sono chiesto.

E poi tutte le volte in cui sono stati gli altri a farmi sentire sbagliata perché magari mi sono ribellata alle regole, perché ho preferito non starci, perché non mi sono allineata né adattata a respirare un’aria con troppo poco ossigeno, perché io ti scavo dentro e ti mostro le cose che non vuoi vedere.

Quando ho visto la sofferenza negli occhi di chi ho amato per tanti anni, me lo sono chiesto. Anche quando mi è stato domandato se ha senso difendere le proprie verità solo per se stessi, perché io sono quel salmone che vedi andare contro corrente anche se sa che si farà male.

E quindi sono io quella sbagliata? Si, molto probabilmente si. E lo sarò di certo per qualcuno. E sono io quella giusta? Certo che si. Lo sono per me e per qualcun altro.

Pensa che ci sono sconosciuti che si fidano ciecamente di me e persone così vicine che mi hanno chiesto se i miei figli abbiano lo stesso padre e se condivido il letto con ogni uomo che incontro. Pensa a quante volte mi sono sentita sbagliata e invece stavo solo abbracciando la mia natura. Io stavo nella mia verità ed ero arrivata a sentirmi sbagliata, io.

Prima di sedermi al pub avevo incontrato la bambina M. a cui hanno detto “ecco, lei è LB, la Fata Turchina, vedi che ha i capelli blu?”. M. non si è scomposta e mi ha detto che è tranquilla perché dice sempre la verità e quindi non le crescerà mai il naso.

È brava M., le ho detto di non smettere mai, che io, da un certo punto in poi, la verità l’ho detta sempre, a chiunque, anche a chi non è stato in grado di accoglierla. Perché può fare molto male la verità. Ha una energia dirompente la verità. ‘A verità. E si che me lo dice anche lei che per questa cosa qui,  diverse volte sono precipitata giù,  rovinosamente, ma mi dice anche che in quel viaggio a me è stata regalata la pietra trasparente attraverso cui si possono raccontare e ascoltare le storie della realtà.

Io ho scelto di essere come quella pietra, di essere un cristallo. Non so se con la prossima, ennesima, caduta mi romperò. Ma se dovesse accadere e ridurmi in mille pezzi, ognuno potrà prenderne uno e scegliere, a sua volta, se tagliarsi o guardarci attraverso.

 


6 commenti

  • Mario

    Spesso sento il bisogno d’inoltrarmi nei recessi delle mie montagne seguendo il suono tenue dell’acqua, è un richiamo irresistibile : mi sembra d’inseguire un desiderio nascosto, di bambino, lasciandomi bagnare dalla pioggia la pelle, il viso e i capelli e sentirmene parte vitale, libera, fluente. Arrivato al fiume Nasari mi aspettano il gorgoglìo dell’acqua, il suo fluire morbido sui sassi e specchi cristallini, dove si vedono girini e trote nuotare nel fondo silenzioso. Li mi sono immerso tante volte, tante lune fa’ e mi sentivo abbracciato e temprato.
    Come vorrei essere acqua! Libero di fluire vorticosamente addolcendo le rocce e placidamente lascarmi acquietare dalle profondità trasparenti del cuore, riflettere la luce del sole in bagliori scintillanti e rispecchiare i visi multiformi di coloro che si affacciano per guardarsi…

    Ieri ho visto in te quest’acqua nella dolcezza del tuo sguardo, nella trasparenza dei tuoi occhi, nella libertà dei tuoi piedi amanti della terra e nell’intensità del tuo fluire.

    Grazie di esserci e di averti incontrata.

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