Pensare

Io e la Calabria

10425110_10205644558343587_8200348758106316727_nE cosa vuoi che dica il mio articolo? di cosa vuoi che io parli?

Voglio che dica cosa si dovrebbe finalmente fare per far andare le cose per il verso giusto, lineare, semplice, incisiva e penetrante come sai essere tu

Ognuno dovrebbe fare il proprio dovere, dagli amministratori, al cittadino, all’operatore delle società partecipate, tutti

Ma c’è un problema, quanto senso di appartenenza a questa città pensiamo di avere?

Quanto ci sentiamo legati alla terra in cui siamo nati e quanto ci identifichiamo con essa?

Finché ci aspetteremo che la soluzione ai problemi debba arrivare dagli altri non ci potrà essere sviluppo e crescita e questo è purtroppo un problema profondamente radicato nel nostro dna

E’ un atteggiamento innescato dalla constatazione che troppo spesso i sacrifici fatti (nel lungo periodo della storia) dagli uomini di questa terra siano stati resi vani dall’oppressione dei signori feudali, dalle catastrofi dei terremoti, dalle alluvioni, dai saraceni, dai mafiosi.

È una precarietà di vita che ti stronca l’aspettativa di un domani e che ti invita a non spenderti troppo adesso, tanto prima o poi qualcuno arriverà a salvarti (i dominatori, i paesi franati e ricostruiti altrove, le baracche temporanee post terremoto che stanno ancora in piedi, la mafia che nonostante tutto vuole proteggert, gli interventi straordinari, la Cassa per il Mezzogiorno, le ciminiere in riva al mare, ecc ecc)

Ecco vedi? mi piace un sacco… brava!!!

Ma come lo scardini questo atteggiamento?

Tu come hai fatto per te, e la famiglia che hai costruito?

Io sono calabrese, non lo dimentico mai e ne vado fiera, ma riconosco che forse mi si è ribellato un cromosoma

Ah beh… ma sei o non sei innamorata della Calabria? Hai o non hai un senso di appartenenza a questa terra?

Certo che si! Come potrei non esserne innamorata? Ogni luogo è diverso dagli altri qui, ogni paesaggio è una sorpresa, ogni viaggio è una scoperta!

La conosci meglio dei calabresi geneticamente puri

Che per fortuna non sono tutti uguali, ci sono le eccezioni per cui vale la pena di non mollare mai

Non dimentichiamo anche l’annullamento della storia, perché i terremoti, gli assedi dei pirati, le conquiste  distruggono le città e i segni materiali della storia, di una storia che i programmi ministeriali non ti fanno studiare a scuola, che apprendi solo se ti ostini a leggerla sui libri dimenticati in biblioteca. Sono testimonianze che non sai riconoscere se nessuno ti dà gli strumenti per farlo. Immagini che scorrono da un finestrino di treno o presenze che ti guardano immobili dall’alto di una rocca azzerate dall’abitudine dei luoghi.

I castelli in rovina, i paesi fantasma, i ruderi sepolti e nascosti dai rovi, sono tutti elementi che annullano la linea del tempo e ci fanno sentire come se non avessimo radici che invece ci sono, e tante

Tutte queste cose devono uscire, i calabresi e i reggini, devono sapere che hanno tanto, che possono tanto e che hanno delle radici tutt’altro che esili

Siamo come i figli che crescono senza genitori: sono senza punti di riferimento, senza identità, persi nel mondo.

I calabresi devono sapere che devono/possono rigettare questo ‘dna’ pseudocalabrese per acquisirne uno nuovo. Ti manca solo una cosa, perché il tuo articolo possa essere letto, ed è quella che ti viene meglio, è quella della speranza

E come faccio a trasmettere la mia speranza? bisogna averla dentro, bisogna decidere di crederci e bisogna impegnarsi a fondo perché si concretizzi.

Perché la speranza di cui io parlo non è il miracolo che avviene all’improvviso, né l’uomo leader che risolve i problemi o la soluzione che per magia arriva dall’alto.

È ritornare ad avere fiducia in noi stessi per poter affrontare e risolvere i problemi, è rimboccarsi le maniche e decidere di essere protagonisti di questa storia, è costruire il futuro cambiando ogni attimo della nostra vita, è denunciare le cose che non vanno proponendo le soluzioni, è smettere di lamentarsi e cominciare a reagire.

La Calabria è una madre che ti abbandona quando diventi troppo grande per essere nutrito, che ti fa conoscere la bellezza della natura, degli uomini, del mondo e ti costringe ad abbandonarla per imparare a camminare sulle tue gambe.

Ma la Calabria spera sempre che i suoi figli ritornino perché possa a sua volta essere nutrita.

(28 ottobre 2011)

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