Viaggiare

La mia Locride – Casignana

12243268_10207802577052706_4069570671395990835_n

Chi di notte, dormendo, sogna, conosce un genere di felicità ignota nel mondo della veglia: una placida estasi e un riparo del cuore che sono come il miele sulla lingua. Sa anche che la vera bellezza dei sogni è la loro atmosfera di libertà infinita: non la libertà del dittatore che vuole imporre la sua volontà nel mondo, ma la libertà dell’artista privo di volontà, libero dal volere“.

Karen Blixen, La mia Africa

Quando vado nella Locride, io mi sento libera. Lo so che ad alcuni potrà sembrare bizzarro, ma è così. E ci torno sempre, quando posso. Proprio come qualche settimana fa.
Il Locrideo me lo ripeteva da mesi “Ma quando torni? Vieni e racconta il bello di questi luoghi, tu che hai quegli occhi che sanno riconoscere la bellezza quando la vedono. Io mi sono stancato, la gente sui giornali parla solo delle cose negative che abbiamo e troppo poco delle nostre risorse” “Lo so, il fatto è che le cattive notizie fanno vendere di più, ricevono più like. Abbiamo una curiosità morbosa per le notizie negative, anche se ci fanno stare male…”.

Il Locrideo è un altro dei visionari e sarà la mia guida in questo breve viaggio a Casignana (RC).

I visionari vedono ciò che ancora non esiste e non possono essere capiti. Li ho incontrati spesso nella Locride, loro stanno un passo avanti agli altri: e però succede che fanno un passo in avanti e poi gli altri li tirano dalla giacca e li riportano indietro. E’ questo che mi raccontano. Spesso hanno fretta, hanno l’urgenza di mostrare agli altri ciò che loro vedono e non riescono ad accettare che ognuno abbia un tempo personale per arrivare lì dove sta già guardando il loro sguardo.

Arrivo nella Locride da Catanzaro, lungo la SS106, vedo terra sulle strade e legna e alberi alle foci delle fiumare. Qualche giorno prima la pioggia torrenziale ha portato la montagna al mare.
Arrivo nella Locride e vedo gli occhi di chi guarda questa donna che viaggia da sola, con il vento tra i capelli. Gli occhi sono quasi tutti chiari e risplendono sulla pelle scura, ma non tutti hanno quella scintilla dello sguardo visionario che può salvare questa terra.
Io ho gli occhi di ghiaccio, mi hanno detto, e lo sguardo di un falco e scruto e osservo questa terra e questi uomini, entro dentro le loro anime e scelgo da che parte stare.
Ho difficoltà ad osservare le donne, sono sfuggenti: stanno dietro le loro finestre a controllare a loro volta e a governare questo mondo in apparenza maschile. Nella Locride gli uomini mi guardano con rispetto e ammirazione, direi quasi stupita venerazione; le donne a prima vista mi disprezzano, poi mi evitano, poi ancora mi ignorano, alla fine iniziano a farmi domande.

Mi fermo al km 82 della SS106, direzione Reggio Calabria. E’ qui che mi aspetta il Locrideo, in quella che è la sua seconda casa: la Villa Romana di contrada Palazzi. “Finalmente! Era ora che ti facessi vedere da queste parti! Che vuoi fare? Dove ti porto? Tu sei esigente, Little Birds, devo stare attento!”, è quello che mi dice venendomi incontro e passando in mezzo ai tanti ragazzi che quel giorno riempiono con la loro visita gli scavi archeologici. Lì incontro anche Peppe, responsabile delle aperture al pubblico, che tante volte mi ha fatto da guida alla Villa. E’ una giornata di pieno sole locrese con un cielo gigante sopra di noi.
La Villa è uno dei miei luoghi del cuore, è meravigliosa ed è stato bellissimo vederla così affollata quel giorno. Spero che anche i ragazzi in visita siano rimasti affascinati da questo luogo e si siano resi conto che anche noi abbiamo un passato.
Noi, che affondiamo le radici nella terra ma non nella storia.

Il Locrideo mi presenta alcuni componenti della nuova amministrazione comunale: sono giovani, eppure mi chiedo perché io non riesca a riconoscere in loro lo sguardo visionario. E però, hanno tutti gli occhi chiari, di quel verde terra locrese.
Come sempre chiedo al Locrideo di accompagnarmi tra le pietre e i mosaici di questa Villa tagliata in due dalla SS106. Il sito, messo in luce a partire dalle campagne di scavo degli anni ’60, raccoglie le testimonianze materiali di un grandioso complesso di età romana di I-IV sec. d.C., con ambienti termali privati, a monte della strada, in ottimo stato di conservazione, con pavimenti a mosaico e pareti rivestite in marmi, con l’area della residenza, articolata in sale a mosaico, corridoi, absidi, quasi in riva al mare. Il più vasto nucleo di mosaici finora noto della Calabria romana e, direi, allo stesso livello come bellezza e importanza del sito di Piazza Armerina (EN) è una presenza solitaria, puntuale, sorprendente e circondata dalla sterminata campagna locrese, oggi come allora. Non posso fare a meno di constatare che intorno alla Villa c’è il nulla. A parte lo shop all’interno della biglietteria, nessuna attività nei pressi: un tesoro disperso, anzi affogato nel mare del menefreghismo. Un tesoro ignorato (anche dai siti istituzionali degli enti preposti alla tutela…), che in un mondo normale i comuni farebbero a gara per farlo rientrare nei propri confini amministrativi, svilupperebbero progetti di valorizzazione in sinergia tra di loro, ne farebbero un vanto, in ogni caso.
Sono stufa di sentire sempre le stesse storie e mi chiedo se e quando la Calabria diventerà adulta.

Il Locrideo mi dice cose che già so, lui lo sa bene, ma io voglio ascoltarle ancora perché voglio vedere quella scintilla che ha negli occhi e che, alla fine della visita, la malinconia la spegne un po’: “Proviamo a seminare un po’ di bello, ma non c’è niente…”.

Andiamo a pranzo in un posto carino e rustico, La Vecchia Macina, a poca distanza da Bovalino, e continuiamo a parlare di questa terra in cui abitiamo.

Ci regaliamo, dopo pranzo, una passeggiata a Pardesca Vecchia, da cui si gode una vista spettacolare sulla fiumara Laverde. Non parliamo molto, ci godiamo il momento, il paesaggio, i ruderi, il silenzio, l’isolamento.
Inizia a fare buio e ci avviciniamo a Casignana, dove dormirò, in una delle case del Borgo Antico ristrutturate con un progetto per ospitalità diffusa. L’alluvione dei giorni scorsi ha causato danni alla strada principale e dobbiamo usare un percorso alternativo che mi fa attraversare la fiumara Bonamico su un ponte da cui passa una sola auto alla volta. Arrivata a metà del ponte mi fermo e mi guardo intorno: non ho parole per descrivere il colore e l’ampiezza del cielo che vedo e la suggestione del paesaggio che mi avvolge. È come se vedessi ogni singola pietra, è come se sentissi tutti gli anni che sono passati da lì, è come se volessi perdermi in quella valle. Ieratica, fissa e immobile oggi come quando è stata in un tempo che non è più. Ma devo rimettermi in moto, il Locrideo è andato avanti e devo stargli dietro per non perdermi davvero e per arrivare a Casignana: ho in programma l’aperitivo al mio bar preferito in piazza.

È ancora una volta il silenzio ad accogliermi a Casignana, rotto a tratti dai botti dei petardi che ragazzini scoppiano in piazza per rompere una vita e un tempo monotoni e monocordi.
Ci fermiamo al bar, “E’ una mia amica, è innamorata di Casignana ma non so perché…dormirà in una delle case del Borgo Antico”, è così che mi presenta il Locrideo agli avventori, anche per sancire e ribadire il mio status di ospite inviolabile e intoccabile. Ma sono già stata a Casignana da sola e so di non avere nulla da temere: la donna è sacra qui.
La mia casa al Borgo è infatti la stessa che ho abitato un paio di anni fa e che ho voluto anche questa volta per il silenzio e per ciò che la mattina, appena sveglia, aprendo la finestra, posso guardare, oltre il pino marittimo che mi sorveglia.
Sistemo la valigia e torno in piazza, attraversando vicoli in cui l’unico suono che sento è il rumore delle foglie spazzate da un vento pungente. Un barbiere, una macelleria, un circolo ricreativo, qualche donna che rientra a casa per preparare la cena.
Al bar sono l’unica presenza femminile, sono sola e chiedo un Campari&Gin, “Te l’hanno offerto”, mi dicono. Mi guardano con curiosità, ma senza farmi domande, qualcuno ricorda la mia precedente presenza in paese, “La colazione di domani te l’hanno offerta”, mi dicono ancora. Arrivo a sentirmi importante.
Seduta al tavolino, con il Locrideo e gli altri, guardo la piazza immobile davanti a me, sorrido, mi godo questo momento di pace assoluta.
Mi ricarico.

Ceniamo insieme ai giovani amministratori, mi faccio raccontare le loro idee per il paese e tra una fetta di capocollo e una frittella provo a sperare in qualcosa. Provo a capire. Provo a immaginare. Uso la notte per appuntarmi i ricordi e prima di addormentarmi concedo un ultimo sguardo al pino marittimo.

La mattina, dopo la colazione, mentre fumo la sigaretta che mi hanno offerto, in piedi, con una gamba appoggiata al muro, rivedo tutti gli sguardi che mi hanno accolta.
Riparto, con gli occhi pieni di terra verde, e mi rendo conto che da quando ho messo piede qui, nella Locride, non ho sborsato neppure un centesimo. L’ospite, soprattutto se è una donna, ha una sua sacralità inviolabile.

PS: per visitare la Villa chiamate Peppe Romeo al 347 6719975: dite che vi mando io. Per prenotare un appartamento nel Borgo Antico chiamate Rocco al 345 6236170: dite che vi mando io. Buon viaggio nella Locride.

 

2 commenti

  • Ida

    Da tantissimi anni vivo lontana dalla Calabria e da Casignana, ma tutte le volte che posso, torno e, passaggio obbligato, è l’escursione alla Villa Romana. E’ davvero emozionante visitare il sito e le sue bellezze, l’enorme struttura, la sua architettura, il frigidarium, il calidarium e la sapiente arte idraulica, i mosaici, quel che resta di una grande civiltà così presente nel passato del territorio.
    Appena metto piede sulla terra che ospita il sito, un brivido mi attraversa la schiena e, come per magia, mi sembra di attraversare il tempo a ritroso e ritrovarmi nella Roma del IV secolo, confusa tra uomini e donne e lo svolazzare rumoroso del lino delle loro tuniche: pochi brevissimi attimi … d’eternità … e poi … un brusco ritorno al presente…

    Seguo con attenzione il percorso della guida che spiega con dovizia di particolari ai turisti increduli la mappa della Villa, tra flash e scatti ingordi che vogliono fissare e portarsi a casa la bellezza del luogo e le emozioni ad essa legate. Neanche io mi sottraggo e cerco di rubare le angolazioni e le prospettive che più catturano la mia attenzione.
    Tanta gente, tanti accenti, tanti pensieri, tanti avidi sguardi. Riconosco qualcuno, più d’uno, l’accento comasco della Celtic Harp Orchestra di Fabius Constable: non posso crederci, avrebbero suonato lì quella sera e stavano organizzando la serata: l’arte nell’arte, un vero colpo di fortuna. Pregustavo l’emozione, ma non sapevo che le condizioni del tempo imprevedibilmente mutate, mi avrebbero negato la gioia di quel godimento.
    Mi sento orgogliosa delle mie origini casignanesi, il mio paese ha la fortuna di noverare nel suo territorio tanta bellezza, ricchezza e storia. Peccato però che non si sappia, possa, voglia sfruttare e capitalizzare a dovere tale enorme ricchezza. La solita italiana incapacità, superficialità, irresponsabilità nei confronti della valorizzazione e della tutela dei beni culturali e ambientali, dimenticavo. E penso ad altri Paesi, come la Gran Bretagna o la Francia, tanto per non andare lontano, dove dovremmo andare a lezione per realizzare quale sia la portata dei nostri tesori.
    Certo tanto è stato fatto, ma tanto resta ancora da fare.
    Con l’auspicio che sagge amministrazioni locali e nazionali possano investire quanto serve nel recupero di un bene così grande e bello che la storia ci ha regalato, mi congedo dal sito portando nel cuore il calore, non solo fisico, che la visita mi ha regalato.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *