Pensare

Fu Capodanno.

Erano le 6:49 della mattina del primo gennaio 2022 e io avevo appena aperto gli occhi sul nuovo anno. La sera prima avevamo brindato a distanza, ognuno per conto suo in casa o dalle stanze dell’isolamento per non contagiare gli altri. Eravamo insieme online, in video call. Avevo mandato il link a tutti perché ci fossimo lo stesso, perché stessimo insieme, perché ci si percepisse. L’ho fatto per chi avrebbe sentito di più la mancanza di un incontro fisico, perché si potesse continuare a credere che le distanze non sono nulla e la vicinanza è la ricchezza. E insomma, in quella mattina di questo anno appena iniziato, al secondo giorno di un isolamento che avevo deciso di affrontare con grande spirito di rinnovamento interiore, proprio mentre lasciavo la notte per il giorno, proprio in quell’attimo in cui si ha un piede nel sogno mentre l’altro non ha ancora toccato la terra della realtà, ecco, proprio in quel preciso istante in cui si può essere tutto e diventare niente improvvisamente, quando le tue azioni nelle storie sono governate dall’assenza di regole e dalle infinite possibilità, ho sentito una voce dirmi ‘Non si può fermare ciò che il vento sceglie'”.
(LB, 24/01/2022)

Queste parole sono rimaste chiuse in una bozza, qui, ad aspettare con pazienza che passasse un anno prima di provare il piacere di essere formattate ancora. Mentre quella frase, invece, non ha aspettato un attimo ad invadermi la vita, come una raffica che ti entra dentro i capelli e non la portano via né la spazzola né il balsamo districante. E così è finita che è rimasta con me per un anno intero, a ripetersi nella mente in modo così ostinato, senza che io sapessi che cosa volesse dirmi, e ancora adesso non lo so bene. Forse ero io la fortunata scelta dal vento che nessuno può fermare? Oppure eravamo noi, ad essere stati scelti, senza che nessuno ci chiedesse il permesso di farlo peraltro, e che ci trovavamo adesso, a forza, costretti a infilarci in quel corridoio di aria mossa che agita le anime, le asciuga dai pianti e porta via i pelucchi lasciati dai maglioni passati e infeltriti? Oppure era il destino che bussava per dirmi che era arrivato il momento di volare via? Chi può dire cosa sia quel sogno che ti arriva, proprio in quel momento lì. Se sia una visione futuribile o una realtà sognata. Che forse sono anche la stessa cosa, a pensarci bene.

Quel vento mi ha spinta a forza in turbini e trombe d’aria, gonfie di accadimenti, che devi avere il coraggio di passarci dentro per trovare la calma del centro, per poi tornare fuori, tutta scompigliata.
Mi ha messo all’orecchio voci lontane nel tempo e da mondi che non esistono, ma che basta invocarle perché diventino realtà disegnate sui muri di una città sul mare.
Mi ha spinto con fermezza verso bivi sconosciuti e mi ha costretto a intrecciare i capelli, perché non mi andassero negli occhi, tanto era impetuoso.
Mi ha portato dove non credevo di essere capace di andare, rimanendo sempre dietro di me, anche quando me lo sentivo freddo a graffiarmi il viso.

E ho capito che l’unica cosa da fare quando hai il vento appresso è aprire le braccia e lasciarsi andare, perché non si può fermare ciò che il vento sceglie. Bisogna affidarsi con Fede. Ecco che il vento suggerisce ancora parole, anche per questo anno iniziato da un po’.
La Fede cieca nei desideri
nella tua voce profonda
nella capacità di desiderare
nel vento che suggerisce e culla e porta lontano
nel vento che sconvolge e nulla resta uguale più.

Dice che per volare dove vuoi tu, per avere il controllo del volo, devi avere il vento contro. Devi andare controvento. Dice, lui che l’ha provato, che io non so niente del vento. Forse è vero. Come è vero che anche io ho avuto i miei venti contro, che ho accettato con coraggio, credendo fermamente che occorra andare sempre avanti. Ce lo chiede la vita, è il biglietto che dobbiamo pagare per il nostro personale giro di giostra.

E forse puoi volare anche se il vento ce l’hai alle spalle, anche se non sai dove ti condurrà, ma ti basterà aprire le braccia per scoprirlo e potrai lasciarti andare fuori dal tempo, fin dove lui vorrà portarti.

È che a un certo punto della vita capita che lei ti chieda di affidarti, non più di fidarti.

E tu, come risponderai?

 


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