
Il cerchio colorato
“Minì, spostati per favore, che devo fotografare questo cerchio di fili colorati. Dai, scendi, mettiti qui sulla sedia, dai!”
Lui ovviamente resta immobile, proprio lì sopra. Quel grande centrino è diventato il suo luogo preferito per stare con me quando lavoro al computer, seduta proprio lì accanto, allo stesso tavolo. Sa che così può starmi vicino, ma non così tanto che i nostri rispettivi spazi vitali siano occupati da presenze altrui. Sa che posso allungare un po’ il braccio e toccargli una zampa o un orecchio. Sa che quando aprirà gli occhi mi troverà lì, a guardarlo. Sa che per amare basta esserci, stare, ma per davvero.
Soprattutto sa che l’amore, per quanto possa essere smisurato, è prima di tutto rispetto dei confini, dei suoi, dei miei. Sa che io spesso (molto spesso) questi confini li travalico e sa sopportare con pazienza i miei baci invadenti. Tutto questo sa e me lo dice, restando immobile a guardarmi.
E sa di essere la gioia nei miei momenti di malinconia, quelli grigi come il cielo di oggi. Forse è per questo che tutti i miei intrecci di uncinetto sono fatti con fili colorati, sempre pescati a caso dal cesto che ormai fatica a contenerli tutti.
“Ma davvero c’è tutto questo pensare in un centrino?”.
Si. E se non lo hai mai sperimentato o se non credi sia possibile affrontare i grandi temi della vita e dipanare le matasse che raccolgono polvere nel tuo cuore ripetendo innumerevoli volte punti alti, bassi, bassissimi e catenelle, presto, prestissimo, ti farò vedere come fare.

