
La Coperta di Olivia.
“Come lo conti il tempo, tu”
“Che vuoi dire? Prendo un cronometro o un timer, dipende da che tempo devi contare, o no?
“No, dico, i giorni che passano, come li conti?”
“Ah, c’è il calendario per questo, non lo sapevi? 365 o 366 giorni in un anno, divisi per mese”
“Si, si, lo so. «30 giorni ha settembre, con april, giugno e novembre, di 28 ce n’è uno, tutti gli altri ne han 31», mi ripeto la filastrocca ogni volta che mi chiedo quanti giorni ha il mese”
Il calendario è utile, certo. Io però ho preso a contare i giorni intrecciando fili di lana colorata, in genere poi diventano coperte. Questa è la sesta e l’ho iniziata meno di un mese fa, quando era il giorno della festa della Luce. E’ nata lo stesso giorno di Olivia, la nostra pallina che ha quell’inspiegabile profumo di latte e tenerezza. Lucia ne sarebbe stata felice, anche della coperta, che lei sapeva fare cose con la lana.
Ogni mattina guardo il meteo del giorno prima, segno la temperatura, prendo il colore corrispondente sulla tabella (sono il pane quotidiano per una virgo inside, come le liste…) e inizio a lavorare. Ogni punto è un pensiero indietro e avanti, al giorno di ieri e a tutti quelli che verranno. Ieri, per esempio, è stato un giorno che facevo ordine nella mia stanza del caos che è l’antidoto alla mia rigidità, la caverna di libertà estrema, dove ogni cosa si posiziona sull’altra nell’equilibrio entropico dell’esistenza. Ieri ho ritrovato ancora tracce di una vita precedente, sperdute in un angolo sotto il materasso, rimaste lì senza che me ne accorgessi per tutto questo tempo, un po’ come la storia della Principessa sul pisello. Forse adesso dormirò ancora meglio. Io l’ordine interiore lo riconquisto così, poi metto in una scatola quello che non serve più e me ne dimentico, fino alla prossima rivoluzione. E intanto il tempo scorre normale, le cose accadono, come per tutti.
E i gatti mi guardano dalla porta della stanza e si infilano sotto il copripiumino con i fenicotteri rosa.
“Quindi il tempo come lo conti, tu”
“Del tempo ne faccio coperta.
Ma che sia colorata, per i giorni freddi e per quelli più caldi.
Che sia ricordo di un anno, del primo, di amore e scoperta.
Che sia conforto.
Che sia racconto.”

