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    Dell’Amore – Inno finale

    Ciao, Amore. Oggi voglio parlare di Te. Cercherò di rendere la storia più semplice possibile, in primo luogo per me, per potermi capire meglio, e poi perché Tu sei davvero una materia semplice, come il soffio del respiro. Ti ho conosciuto che avevo 18 anni e da allora sei rimasto sempre accanto a me ad attraversare la vita, non sei stato sempre piacevole, mi hai fatto del male a volte, ma sapevo che era necessario. Non Ti sei mostrato per gradi, poco a poco, con piccoli batticuori ogni tanto o guance che si arrossavano e che subito dopo scolorivano. No, sei arrivato in tutta la Tua forza dirompente per farmi…

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    Dell’Amore. Prologo

    Lavavo i piatti oggi. C. era appena uscito, il gatto mi guardava e il tensioattivo scioglieva l’unto dalla padella. Ho iniziato a pensare ai miei figli, a quando sono in casa e ogni tanto spuntano in cucina, a quando F. prepara da mangiare e a quando A. si mette a fare ordine nel nostro caos, a quando parlano tra di loro e a quando io lì ci vedo la famiglia. E mi riconosco. Ho pensato che li avrei voluti accanto, che mi piacerebbe vivessero ancora con me perchè mi danno gioia. Ma so che non è così che deve essere. Ho pensato all’amore e mi sono ricordata di una cosa…

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    Ci sono delle cose

    Tutto è cominciato quando ho visto quella foto di mio padre di profilo, in bianco e nero, più o meno alla mia età, che mia madre aveva pubblicato commentandola con la parola “unico” accompagnata da un cuore. Quella foto e quella parola, insieme, hanno smosso lacrime che tenevo nascoste dentro, quelle stesse che, forse, mi avevano regalato l’epico mal di budella di un paio di giorni prima. Ho pensato, alle 3:40 di notte, a ciò che volesse dire mia madre di mio padre, che non è più qui da quasi 5 anni ormai, definendolo unico, a lei che ha imparato a giocare con l’amore che alla fine è un sentimento…

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    Conservare e cancellare

    Io penso spessissimo a questa cosa qui, ovvero al fatto che tutte le parole che scriviamo si possono cancellare o conservare. Ieri ero in un club molto esclusivo in città (…così mi dicono), aperto solo ai soci che ne fanno parte: velluti, mobili in stile, specchi, libri, un pianoforte a coda e tutto intorno un bel giardino a creare un filtro/barriera tra noi e loro. Una barriera per conservare quello che può entrare e per cancellare quello che resta fuori. Per carità…gentilissimi tutti ed educatissimi e garbatissimi e compitissimi. Ecco, issimi. Apparentemente perfetti. Insomma, non era l’ambiente ideale per me che sono notoriamente e felicemente imperfetta. E il destino si è impegnato…